giovedì 10 dicembre 2009
mercoledì 2 dicembre 2009
1
Bacchettoni e collitorti, che il diavol se li porti.
2
Ci vuole un'oncia di fortuna, e un diavol che porti.
3
Diavol reca, e diavol porta.
4
La mano tira, e il diavol porta.
DIAVOLE
1
Le donne son sante in chiesa, angele in istrada, diavole in casa, civette alla finestra, e gazze alla porta.
DIAVOLI
1
Fanciulli angeli, in età diavoli.
2
Tre figlie e una madre, quattro diavoli per un padre.
DIAVOLO
1
A chi Dio non dà figliuoli, il diavolo gli dà dei nipoti.
2
Angelo nella giovanezza, diavolo nella vecchiezza.
3
C'è il povero di Dio, e quello del diavolo.
4
Chi chiama Dio, non è contento; e chi chiama il diavolo, è disperato.
5
Chi dà e ritoglie, il diavolo lo raccoglie.
6
Chi dá e ritoglie, il diavolo lo raccoglie.
7
Chi se ne sta con una man sopra l'altra, il diavolo balla nel grembiule.
8
Chi è imbarcato col diavolo, ha a passare in sua compagnia.
9
Contro due fratelli non ne volle il diavolo.
10
Da' del tuo al diavolo, e levatelo di torno.
11
Della superbia de' poveri il diavolo se ne netta il sedere.
12
Di tre cose il diavolo si fa insalata, di lingua d'avvocati, di dita di notaj, e la terza è riservata.
13
Di' a una donna che è bella, e il diavolo glielo ripeterà dieci volte.
14
Di' una volta a una donna che è bella, e il diavolo glielo ripeterà dieci volte.
15
Dio ci manda la carne, e il diavolo i cuochi.
16
Dio non fa mai chiesa, che il diavolo non ci voglia (o non ci fabbrichi) la sua cappella.
17
Dove non può entrare il diavolo, c'entra la versiera.
18
Dove si gioca, il diavolo vi si trastulla.
19
I mezzani sono i pidocchi del diavolo.
20
I Salernitani ingannano il Diavolo.
21
Il diavolo caca sempre sul monte grosso.
22
Il Diavolo dove non può mettere il capo vi mette la coda.
23
Il diavolo insegna a far le pentole ma non i coperchi.
24
Il diavolo insegna a rubare ma non a nascondere.
25
Il diavolo insegna rubare, ma non nascondere.
26
Il diavolo la fa e poi la palesa.
27
Il diavolo le insegna fare, ma non le insegna disfare.
28
Il diavolo non istà sempre in un luogo.
29
Il diavolo non è così brutto come si dice (o come lo si dipinge).
30
Il diavolo presta i danari per 25 anni al più.
31
Il diavolo può tentare, ma non precipitare.
32
Il diavolo è cattivo perché è vecchio.
33
Il Diavolo è sottile, e fila grosso.
34
Il gioco ha il diavolo nel core.
35
Inglese italianato, è un diavolo incarnato.
36
L' oro convince perfino il diavolo a spingere la mola.
37
L'interesse è figliuolo del diavolo.
38
L'uomo è fuoco e la donna è stoppa; vien poi il diavolo e gliel'accocca.
39
La carita' e ben fatta anche al diavolo.
40
La donna ne sa un punto più del diavolo.
41
La donna per piccola che la sia, la vince il diavolo in furberia.
42
La farina del Diavolo va tutta in crusca.
43
La limosina è fatta bene anco al Diavolo.
44
La pulce ch'esce di dietro l'orecchio col diavolo si consiglia.
45
La testa dell'ozioso è l'officina del diavolo.
46
Le donne ne sanno una più del diavolo.
47
Masseria, masseria, viene il Diavolo e portala via.
48
Nella cassa dell'avaro, il diavolo vi giace dentro.
49
Non bisogna fare (o farsi) il diavolo più nero che non è.
50
Non rammentar la croce al diavolo.
51
Non si fecero mai nozze, che il diavolo non ci volesse far la salsa.
52
Ognuno ha il suo diavolo (o il suo impiccato) all'uscio.
53
Quando Dio ci dà la farina, il diavolo ci toglie il sacco.
54
Quando Dio dà la farina il diavolo ci leva il sacco.
55
Quando facciam del male, il diavolo ci tenta, quando non facciamo niente, noi tentiamo lui.
56
Quando i furbi vanno in processione, il diavolo porta la croce.
57
Quando il povero dona al ricco, il diavolo se la ride.
58
Quando il tuo diavolo nacque, il mio andava ritto alla panca
59
Quando piove e c'è il sole, il diavolo fa all'amore.
60
Quando è sole e piove, il diavolo mena moglie.
61
Rare volte il diavolo giace morto nella fossa.
62
Un diavolo conosce (o gastiga) l'altro.
63
Un diavolo scaccia l'altro.
64
Un uomo ozioso è il capezzale del diavolo.
65
Uno, nessuno: due come uno; tre così così; quattro il diavolo a quattro.
domenica 25 ottobre 2009
Questo pezzo è un'introduzione a Mistero Buffo e racconta, in forma tragicomica, la sofferenza di un contadino di nome Zanni che sta morendo di fame e, giunto all'ultima ora, cerca di sfamarsi sognando piatti inconsueti.
http://www.youtube.com/watch?v=sCm9IApf1rA
http://www.muspe.unibo.it/period/pdd/num01/10c.htm
giovedì 22 ottobre 2009
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ZANNI
Il personaggio dello Zanni viene da lontano se si pensa alla filiazione coi più famosi
buffoni di corte a
Venezia dalla fine del '400 agli inizi del secolo successivo:
Zuan Polo e Zuan Cimador
(la bravura dei quali è citata anche da Pietro Aretino, nelle Sei Giornate, che riporta una sequenza comica, a due personaggi
ma recitata dal solo Zuan Polo, in un teatro veneziano agli inizi del XVI secolo).
http://digilander.libero.it/l_aretino/index.html
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Pietro Aretino
« Qui giace l'Aretin, poeta Tosco. Di tutti parlò mal, fuorché di Cristo, scusandosi col dir: "Non lo conosco"! » | |
(Pietro Aretino, del suo stesso epitaffio) |
Pietro Aretino (Arezzo, 20 aprile 1492 – Venezia, 21 ottobre 1556) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano.
È conosciuto principalmente per alcuni suoi scritti dal contenuto considerato quanto mai licenzioso (almeno per l'epoca), fra cui i conosciutissimi Sonetti lussuriosi. Scrisse anche i Dubbi amorosi e opere di contenuto religioso tese a renderlo benvoluto nell'ambiente cardinalizio che a lungo frequentò.
Figura di letterato amato quanto discusso, se non odiato (e per molti fu semplicemente un arrivista ed uno spregiudicato cortigiano).
Per questa che oggi potrebbe apparire incoerenza fu, per molti versi, un modello dell'intellettuale rinascimentale, autore anche di apprezzati Ragionamenti.
La figura di Pietro Aretino ha segnato in un certo qual modo il XVI secolo contribuendo in maniera determinante al definitivo superamento della visione teologica ed etica propria dell'età di mezzo.
Della sua infanzia si sa ben poco. L'unica cosa di cui si avrebbe certezza è che sia nato nella notte tra il 19 ed il 20 aprile del 1492, frutto di una relazione fra un povero calzolaio di nome Luca Del Buta ed una cortigiana, Margherita dei Bonci detta Tita[1], modella scolpita e dipinta da parecchi artisti[2].
Figlio di cortigiana, anima di re [modifica]
È stato detto che non volle mai far conoscere il proprio vero nome e le sue vere origini in segno di disconoscimento dei suoi natali. Tuttavia gli piacque definirsi figlio di cortigiana, con anima di re.
Scrisse nelle Lettere:
« Mi dicono ch'io sia figlio di cortigiana; ciò non mi torna male; ma tuttavia ho l'anima di un re. Io vivo libero, mi diverto, e perciò posso chiamarmi felice. - Le mie medaglie sono composte d'ogni metallo e di ogni composizione. La mia effigie è posta in fronte a' palagi. Si scolpisce la mia testa sopra i pettini, sopra i tondi, sulle cornici degli specchi, come quella di Alessandro, di Cesare, di Scipione. Alcuni vetri di cristallo si chiamano vasi aretini. Una razza di cavalli ha preso questo nome, perché papa Clemente me ne ha donato uno di quella specie. Il ruscello che bagna una parte della mia casa è denominato l'Aretino. Le mie donne vogliono esser chiamate Aretine. Infine si dice stile aretino. I pedanti possono morir di rabbia prima di giungere a tanto onore.[3] » | |
Mentre della sua infanzia non si sa praticamente nulla, i suoi biografi riferiscono che quattordicenne o poco più visse a Perugia, dove studiò pittura, frequentando in seguito la locale università.
Trasferitosi nel 1517 a Roma, grazie ai buoni uffici di Agostino Chigi (che tenne alla sua corte anche il pittore Raffaello), si mise al servizio del cardinale Giulio de' Medici e riuscì ad approdare anche alla corte di Papa Leone X. Si trovava nella città eterna quando si svolse il conclave del 1522: e fu probabilmente in quel periodo che scrisse uno dei suoi primi lavori, le cosiddette Pasquinate, cioè poemetti satirici scritti sulla base delle anonime proteste contro la Curia affisse sul busto in marmo del Pasquino, a piazza Navona. A causa di questi componimenti fu esiliato dal nuovo pontefice, un cardinale fiammingo che prenderà il nome di papa Adriano VI (da Pietro soprannominato la tedesca tigna). Poté far ritorno nel 1523 a Roma solo con l'avvento di Papa Clemente VII: cominciò a nutrire però una pesante insofferenza nei confronti delle corti e degli ambienti ecclesiastici. Ebbe in dono in quegli anni il famoso Autoritratto del Parmigianino nello specchio convesso e rimase impressionato dall'"invenzione" del giovane artista cosa che il Vasari così commenta :"....mi ricordo, io essendo giovinetto, aver veduto in Arezzo nelle case di esso Messer Pietro Aretino, dove era veduto dai forestieri, che per quella città passavano, come cosa rara. Questo capitò poi, non so come, alle mani di Valerio Vicentino intagliatore di cristallo, et oggi è appresso Alessandro Vittoria, scultore in Vinezia....".
Nel 1525 decise di lasciare definitivamente Roma e trascorse due anni a Mantova al servizio di Giovanni dalle Bande Nere con cui strinse una sincera amicizia.
Infine nel 1527 si trasferisce a Venezia dove pubblica numerosi componimenti e dove morì nel 1556.
Sonetti lussuriosi [modifica]
![]() Scena erotica, opera di Édouard-Henri Avril, 1892, tratta dai Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino. | ![]() Scena erotica, opera di Édouard-Henri Avril, 1892, tratta dai Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino. | ![]() Scena erotica, opera di Édouard-Henri Avril, 1892, tratta dai Sonetti lussuriosi di Pietro Aretino. |
È di questi anni la composizione dei Sonetti lussuriosi, che gli erano stati ispirati dalle incisioni erotiche, ritenute ai limiti della pornografia e realizzate dal pittore Marcantonio Raimondi su disegni di Giulio Romano, pubblicate una prima volta nel 1524 sotto il titolo I Modi o Le 16 posizioni e successivamente, insieme ai dipinti ed ai Sonetti, nel 1527; nello stesso periodo scrisse anche il testo teatrale La Cortigiana, commedia ambientata in data antecedente al sacco di Roma e parodia de Il cortegiano di Baldassarre Castiglione.
In rotta di collisione con l'ambiente del Vaticano, Pietro Aretino nel marzo del 1527 lasciò Roma per trasferirsi a Venezia. Nella città lagunare - luogo, a suo dire e a quel tempo, anticortigiana per eccellenza e sede di ogni vizio possibile - trascorse il resto della vita scrivendo e pubblicando la maggior parte delle sue opere, fino alla morte, sopraggiunta il 21 ottobre 1556 presumibilmente a causa di un colpo apoplettico (secondo alcuni, a causa di eccesso di risa).
Si dice (ma sembra sia solo una leggenda, indicativa però dello spirito dell'artista) che sulla sua tomba fossero incisi, come epitaffio questi versi:
- Qui giace l'Aretin, poeta tosco;
- di tutti parlò mal, fuor che di Cristo,
- scusandosi col dir: non lo conosco.
Il compositore Michael Nyman (famoso soprattutto per la colonna sonora di Lezioni di piano) ha recentemente musicato gli otto sonetti in un CD intitolato 8 Lust Songs: I sonetti lussuriosi, interpretati dalla soprano Marie Angel. L'album è pubblicato a novembre 2008 dalla MN Records.
mercoledì 9 settembre 2009
arlecchino
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Cenerentola e il pane quotidiano (Cramps, 1976)
Gelato metropolitano (Cramps, 1977)
Comici cosmetici (Cramps, 1978)
Gelato metropolitano - successo (Cramps, 1980)
Alberto Camerini (Cramps, 1980)
Rudy e Rita (Cbs, 1981)
Rockmantico (Cbs, 1982)
Angeli in blue jeans (Cbs, 1986)
Dove l'arcobaleno arriva (Duck Records, 1995)
Cyberclown (316 Records, autoprodotto, 2001)
Kids Wanna Rock (316 Records, autoprodotto, 2005)
disco consigliato da Onda Rock
pietra miliare di Onda Rock
Sito ufficiale
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